L’eclisse della democrazia 28.04.2012

Sabato 28 aprile
presso la SMS di Peretola
in via Pratese 48
alle ore 21.00

le Letture di Mutuo Soccorso

Vi invitano ad una serata a sostegno del quotidiano
Il Manifesto

con spettacolo di musica e parole:
L’ECLISSE DELLA DEMOCRAZIA
Cronache della crisi del sistema globale, da Genova a Wall Street
testi di Vittorio Agnoletto, musiche originali e arrangiamenti di Marco Fusi

Saranno presenti
Vittorio AGNOLETTO, Marco FUSI al clarinetto, Momir NOVAKOVICH alla fisarmonica.

Introduce Lorenzo GUADAGNUCCI coautore con Vittorio AGNOLETTO del libro
“L’eclisse della democrazia”.

Ai partecipanti sara richiesto un contributo volontario che sarà devoluto a Il Manifesto per il mantenimento di una voce democratica e libera nel mondo dell’editoria italiana.

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da: www.gershwinspettacoli.com
L’eclisse della democrazia.
Questo spettacolo è la cronaca di un oscuramento, quello dei diritti e della democrazia, che siamo stati abituati per anni a considerare come conquiste definitivamente acquisite.
La cronaca politica più recente mostra come i cittadini siano ridotti oramai a comparse, costrette ad accettare le decisioni di tecnocrati che nessuno ha eletto: scelte imposte da mercati, borse, banche e agenzie di rating nel totale disprezzo della sovranità popolare.
Ma affinché questa cronaca sia esauriente è necessario iniziare la narrazione col G8 di Genova del 2001, ovvero con la storia della repressione del primo imponente movimento nato per contrastare la globalizzazione liberista. Inizio obbligato anche perché è in atto un tentativo di cancellare dalla memoria questo avvenimento riscrivendone la storia.
Protagonista di questo racconto non poteva essere che Vittorio Agnoletto, nel 2001 portavoce del Genoa Social Forum, noto in tutto il mondo come esponente di spicco del movimento altermondialista

Da Genova Susan George, Walden Bello, i leader del movimento erano stati chiari: se proseguirà questo modello di sviluppo fondato su una crescita senza limiti, sulla finanziarizzaizone dell’economia, su un’ineguale distribuzione delle risorse, si svilupperà una crisi sociale ed economica senza precedenti, vi sarà il ricorso alla guerra permanente per il controllo delle risorse energetiche, andrà in crisi l’equilibrio della biosfera, verrà calpestata la sovranità dei popoli.

Le previsioni di allora oggi sono realtà; come una moderna Cassandra il movimento non trovò orecchie disposte a raccogliere il suo messaggio.
Ma questa lucidità e competenza spaventarono il potere che rispose con una repressione di inaudita violenza.

Attraverso la ricostruzione dei processi genovesi emerge uno spaccato degli apparati dello stato che ne evidenzia tutta la mediocrità, la doppiezza  e il servilismo dell’epoca berlusconiana. Protagonisti di questa modesta farsa sono funzionari responsabili di gravi violazioni, o semplicemente omertosi, premiati con promozioni e prebende, a cui si contrappongono servitori dello stato integri e meritevoli emarginati, messi all’angolo e umiliati a causa della loro fedeltà alla legge.
Tutto ciò spesso nell’indifferenza, se non con la connivenza, dei politici, quasi sempre impegnati a coprire i colpevoli e a criminalizzare gli onesti.
Ma è anche la storia, quasi epica, di magistrati che sono riusciti a far trionfare un po’ di giustizia, sfidando i ricatti di un potere che li ha osteggiati con ogni mezzo.

E’ obbligatorio questo racconto perché non venga rimosso dalla memoria il fatto che le critiche, le aspirazioni, le rivendicazioni di Genova sono entrate a fare parte del lessico del presente.
Per rendercene conto, basta considerare un esempio tra i tanti. I capi di stato di grandi nazioni come Francia e Germania, che allora avevano invocato la repressione, oggi richiedono a gran voce l’applicazione della Tobin Tax come rimedio ai guasti della speculazione: misura che, guarda caso, costituiva una delle più pressanti richieste del social forum.
Ma anche il linguaggio più spontaneistico delle proteste degli indignati, figli forse inconsapevoli di quel grande movimento, oggi di moda, è debitore di quell’esperienza.

Un teatro civile  che non vuole però ripiegare nello sconforto della tenebra, non vuole indulgere sul gelo senza la luce della ragione.
Per quanto possa indurre alla depressione e incutere timore infatti, l’eclisse non è un evento senza ritorno.
Al contrario, per sua natura è un fenomeno transitorio: c’é ancora la possibilità che l’avvenire venga rischiarato dal sole di una democrazia finalmente compiuta.
Ciò  potrà verificarsi solo come prodotto di una reazione della società civile e quindi di ciascuno di noi.
Lo spettacolo vuole anche essere un momento di riflessione, coinvolgendo il pubblico in un atto di ottimismo, di speranza e di riscossa civile e democratica: senza la pretesa di fornire risposte precostituite, ma con l’ambizione e il sogno di catalizzare le energie di chi vuole riprendersi il proprio futuro.
Assieme ai testi di Agnoletto, protagonista sul palco è la musica composta ed eseguita dal vivo da Marco Fusi, che con i suoi accenti melanconici e felici, i suoi echi etnici, gitani e jazzistici costituisce il completamento ideale di questa rappresentazione.

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